sabato 30 giugno 2012

La mormora: sinonimo di pesca estiva.


Pagellus mormyrus
La mormora è il preda simbolo della pesca estiva. E' sempre una emozione quando al recupero si scorge la prima mormora della stagione. Significa che il divertimento nelle ore notturne è assicurato grazie alla presenza di questi pinnuto sportivissimo e sempre presente in branchi. La mormora si presenta di colore grigio con una serie di striature verticali di colore nero, capo allungato e labbra prominenti. Come lunghezza raggiunge anche i 40 cm, mentre per il peso sono stati catturati esempleri di circa 1 kg. Vive e si sposta in branco, quindi le catture sono spesso multiple se usate terminali biamo. Questo pesce è il rappresentante tipico della classe dei grufolatori, ovvero al momento di cibarsi mette il muso nella sabbia alla ricerca si anellidi o altro cibo di facile reperibilità. Ha la capacità di insabbabbirsi, per cui raramente finisce preda delle reti. Spesso le mormore presentano dei parassiti all'interno dell'apparato boccale (volgarmente chiamati zecche), essendo questo fenomeno molto diffuso non dovete spaventarvi ma semplicemente rimuovere il parassita che si presenta lungo 1-2 cm. In genere le catture avvengono in estate ed autunno dopo il tramonto, anche se in inverno dopo le mareggiate è possibbile fare delle bellissime catture.  L'esca principe per la cattura delle mormore è l'esca rossa, l'unica che assicura carnieri ricchi e catture frequenti, in alternativa potete usare del coreano vivissimo, ma non attendetevi gli stessi risultati. Se usate bibi o cannolicchio o americano potrebbe capitarvi di prendere il big one, del peso di circa un kg. Come terminale o utilizzate un long arm con attacco basso o n paternoster, finale di 1,5 mt massimo 0,18, amo da 4 a 8. Di giorno è consigliato il fluorocarbon.


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martedì 26 giugno 2012

Pescare a bolognese: breve introduzione alla tecnica.

La pesca al colpo è una delle tecniche più nobili tra tutte quelle disponibili. Qui le insidie sono rappresentate da ami piccoli e fili sottilissimi, spesso al fluorocarbon. Esiste poi un tipo di pesca al colpo nata in italia per effettuare la passata e la trattenuta in fiume, messa a punto in emilia romagna e per questo definita Bolognese. Questa tecnica prevede canne telescopiche sottilissime fatte in fibra di carbonio della lunghezza di 4 - 5 - 6 - 7 - 8 metri. Anelli piccoli e leggeri a ponte singolo legati con maestria e leggerezza. Placca portamulinello piccola e leggera. Mulinello 1000 o 2000, frizione anteriore o posteriore. Alla preparazione del finale occorre fare qualche premessa. La bolognese è una canna sensibile, ma oggi disponibile in molte grammature. Ricordate però che la pesca a bolognese è fatta sempre in grande sensibilità, quindi acquistate canne con grammature leggere. Acqistate set di galleggianti di varie grammature, generalmente da 1 a 3 grammi. Poi occorre una mascotte di piombi morbidi con pesi da 0,04 gr a salire, lenze 0,14, 0,12 e 0,10 e ami 20, 18 e 16. Imbobbinate le due bobbine del vostro mulinello con della lenza da 0,14 e da 0,16. Ricordate che state pescand con fili sottilissimi e quindi aprite molto la frizione. Peparate la postazione con cura, uno spazio per lo zaino alle spalle, canna alla vostra destra, guadino aperto e bigattini davanti a voi, con relativa fionda. Ora avete i rudimenti della tecnica e potete leggere qui tutti gli articoli sulle montature.

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lunedì 18 giugno 2012

Shore jigging - jiggare dalla costa

Il vertical jigging è di certo una delle tecniche di pesca che più hanno scosso i pescatori poichè permette di insidiare grossi predatori in profondità con una tecnica vagamebte assimilabile allo spinning , ma molto ma molto più muscolare. Attualmente una delle evoluzioni del vertical è lo shore jigging, ovverlo il vertical fatto dalla spiaggia, o meglio dalla costa. Per praticare questa tecnic occorreono poche cose: canna dedicata o da spinning pesante, mulo da 5000, artificiali da 40 a 100 grammi, multifibre da 25 libre circa. Andate su una spiaggia profonda, scogliera, antemurale, molo e lanciate lontano, quanto più lontano possibile, e poi rcuperate per attirare le prede. Come recupero potete operare velocemente, e quindi sondare l asuperficie. Repurerare entamente, quindi facendo cadere spesso il jig sul fondo. Andare a dente di sega, ovvero alternando recuperi lenti e recuperi veloci, facendo quindi salire e scendere il jig e disegnando uno schema che somiglia alla lama della sega. Le prede sono i predatori classici che si inontrano a jig e che si avvicinano alla costa attirati dalla mngianza (dal barracuda alla ricciola), quindi occhi alle fughe e fateli stancare bene. Tecnica ottima da scogliere naturali molto alte (tipo costiera sorrentina) e dove in genere si pratica il rock fishing.

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domenica 17 giugno 2012

DRIFTING AL TONNO ROSSO IN MEDIO ADRIATICO Parte II

A questo punto bisognera’ soltanto aspettare che una bella giornata di sole ci consenta di uscire in mare e portarci sulla postazione di pesca. Per individuare la zona migliore dovremo cercare delle “mangianze” o dei gabbiani in attività e tenendo gli occhi sempre ben aperti sul nostro ecoscandaglio scorgere magari qualche grossa marcatura. Prima di fermarsi per iniziare la pasturazione occorrera’ capire intanto dove la corrente ci portera’ e creare una strisciata andando a favore della stessa detta “brumeggio” con delle sardine tagliate in piccoli pezzetti, in modo da ridurre l’attesa e aumentare la possibilita’ che un tonno intercetti la nostra scia portandolo dritto verso le nostre esche. La pesca in drifting si svolge da fermi e dove non sia possibile l’ancoraggio, possiamo farci aiutare con un’ancora galleggiante. Iniziamo la pasturazione vera e propria gettando in mare ogni 4 metri circa una sardina tagliata in due o tre pezzi alternata ogni tanto da una intera e continueremo cosi’ incessantemente fino all’abboccata. A questo punto innescheremo l’amo con una o due sarde, l’innesco classico detto a “croce” prevede l’inserimento di una sarda rivolta con la pancia verso l’alto e una inserita appesa per gli occhi, se la corrente e’ troppo forte possiamo fermare l’esca con del filo elastico. Fileremo le canne a diverse profondita’ mettendo un piombo sufficientemente pesante alla fine della doppiatura e una volta data l’altezza desiderata, legheremo un normalissimo palloncino gonfiabile alla madre lenza in modo da poter sostenere la montatura e poterla allontanare quanto basta dalla barca, osservando la discesa delle sardine e cercando di far capitare la nostra esca nel mezzo della scia. Bisognera’ soltanto aspettare qualche minuto o qualche ora finchè non sentiremo il “canto “ del mulinello e a quel punto buon divertimento, il tira e molla con il tonno potra’ durare pochi minuti o tante ore, dipendera’ oltre che dall’esperienza dell’angler anche dal soggetto allamato, indipendentemente dalle dimensioni. Ci potra’ capitare un tonno di 30 kg. Che opporra’ piu’ resistenza di uno di 70 kg. Questa affascinante disciplina capace di mettere alla prova anche i pescatori piu’ esperti, si sta’ diffondendo in Italia sempre di piu’ e oggi nel medio Adriatico e’ ancora la piu’ praticata. Io personalmente anche se sono giovane la pratico da diversi anni e mi permetto di esprimere un parere personale; misurarsi con una preda con peso a volte pari o superiore alla propria e’ un’esperienza unica e va sfruttata ad armi pari con la preda, utilizzando adeguate attrezzature e mantenendo un comportamento sportivo sempre. Un caro saluto Emidio Pascucci.

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giovedì 14 giugno 2012

DRIFTING AL TONNO ROSSO IN MEDIO ADRIATICO Parte I

Siamo ormai giunti nel mese di Settembre e nei porti del medio Adriatico gia’ ci si incontra in banchina per i racconti delle varie esperienze di pesca al Tonno rosso, perchè qui la pratica del drifting è da sempre la piu’ diffusa. Tutto cio’ grazie alla grossa quantita’ di tonni che trovano nelle acque antistanti le coste di Abruzzo e Marche un abitat assai favorevole, dove spesso si svolgono le piu’ importanti gare di drifting, ad esempio il campionato del mondo disputato a Giulianova nel 2009. La zona principalmente battuta è quella della “Fossa” che si trova a circa 25 miglia dal porto di Ortona (Ch) e 15/20 miglia dai porti di Pescara (Pe) e Giulianova (Te), ma anche facilmente raggiungibile da San Benedetto (Ap). Questo specchio di mare è uno dei punti piu’ profondi del Mare Adriatico e raggiunge una profondità massima di circa 240 metri, inoltre vi sono presenti a pochissime miglia,numerose e importanti piattaforme off-shore che attirano notevoli quantita’ di pesce. Nei mesi di Agosto e Settembre, è possibile insidiare il tonno rosso anche a poche miglia dalla costa, quando seguono senza tregua i branchi di sardine e alici che si avvicinano alle coste. Per la pratica di questa disciplina occorrono sicuramente imbarcazioni con notevoli caratteristiche marine, capaci di affrontare i repentini cambiamenti metereologici tipici di questo mare. Nel corso degli anni, a causa della pesca professionale sempre più distuttiva e senza controllo, le taglie sono diventate sempre piu’ piccole e ormai rare catture sopra i 100 kg. Mentre negli anni passati erano piuttosto normali esemplari sopra il quintale, che potevano tranquillamente arrivare a duecento o addirittura trecento Kilogrammi, oggi la taglia media si aggira attorno ai 50 kg. Tutto cio’ ha portato quindi a un calo di libraggio delle attrezzature, che dalle vecchie 130 lb.di un tempo Sono passate a 50 lb. e per i piu’ esperti anche 30 lb. Le canne di tipologia stand-up sono normalmente carrucolate, anche se oggi esistono anelli di qualita’ ,capaci di sostituire le classiche carrucole e vengono impiegati sulle canne di piu’basso libraggio. I mulinelli invece rigorosamente rotanti devono essere dotati di un freno frizione molto preciso e potente e nella maggior parte dei casi si preferiscono quelli a doppia velocita’, in modo da poter stuzzicare la preda nel caso si posi sul fondo. I monofili caricati sui mulinelli dovranno avere lo stesso libraggio e verra’ creata nella parte finale, una doppiatura lunga circa 6/8 metri mediante il tipico nodo “bimini-twist”. A questo punto con la tecnica “loop to loop” (asola su asola), verra’ inserito il finale in “Fluorocarbon” chiamato “wind-on” da 95 a 125 lb. e legato infine l’amo (6/0 o 7/0), con relativa girella applicata precedentemente aprendo e richiudendo l’anello dell’amo stesso, magari a casa e con l’aiuto di una tenaglia. Emidio Pascucci.QUI IL CONTINUO.

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domenica 10 giugno 2012

La baiatura

Molti di noi sicuramente sono degli abili pescatori e ad ogni uscita prendono buone prede. Di certo però dobbiamo ricordare che se non pratichiamo il catch and release dobbiamo conservare il pescato per diverse ore, spesso sotto il sole a temperature superiori a 40°C. Conservare il pescato in queste condizioni ne degrada il sapore, elimina il profumo e modifica le qualità organolettiche. Come possiamo fare per portare a casa del pesca fresco come appena pescato?? Occorre praticare la baiatura. Ovvero occorre immergere il pesce apena pescato in acqua fredda, molto fredda, di modo che tutte i processi biologici e chimici siano rallentati. Ricordiamo di portare a pesca un box di quelli coibentati e delle bottiglie di plastica riempite con acqua e poste nel congelatore, di modo che il contenuto sarà tutto ghiaccio. Appena iniziano le catture riempite il cassone coibentato con acqua d mare e poneteci dentro le bottiglie congelate. Immergetevi subito il pescato ed avrete le vostre prede bellissime nei colori, profumate come appena pescate e sopratutto con un sapore eccezionale. Grosso modo il rapporto acqua ghiaccio dele essere di 3 litri di ghiaccio (2 bottiglie da 1,5 lt) per 10 litri di acqua di mare.

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martedì 5 giugno 2012

Incollare i bigattini

Spesso in acque interne capita di pasturare ma la corrente ci porta i bigattini a valle. Se peschiamo in presenza di debole corrente ciò non rappresenta un problema, anzi attira i pesi al nostro amo in quanto questi risalgono la corrente seguendo la scia di bigattini. Se invece la corrente è sostenuta i bigattini vanno via veloci e la nostra pasturazione ha un effetto deleterio, portando i pesci molto lontano dalla nostra postazione. Un piccolo escamotage per evitare questo problema consiste nell'incollare i bigattini. In questo modo avremo la possibilità di pasturare con una "palla" di bigattini che arriverà sul fondo e terra li i pesci. Se il bigattino che abbiamo all'amo sarà in prossimità della pastura i pesci lo troveranno subito e lo attaccheranno. Per incollare i bigattini occorre acquistar l'apposita colla nei negozi specializzati, poi uno spruzzino ed una vascetta. Mettete i bigattini nella vaschetta e spolverateli di colla, poi dopo alcuni secondi in cui i bigattini muovendosi si mischiano alla colla aggiungete un poco di acqua che renderà il tutto saldo. Ora non vi resta che fare delle palle di pastura e lanciarle in prossimità del nostro gallleggiante.

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